Storia della città

L’origine dell’odierna città di Valencia si deve ai Romani nel II secolo a.C., che s’insediarono al posto degli autoctoni Iberici. Anche il nome attuale ha subito dei mutamenti, passando dall’antica Valentia Edetanorum a Balansiya sotto il periodo degli Arabi.

Decimo Giunio Bruto fu il console che si occupò di questa parte spagnola, imponendole uno sviluppo estensivo nella parte orientale rispetto al fiume Turia. Già nel I secolo a.C. Valencia pagò le lotte intestine dell’Impero romano; infatti, in conseguenza di ciò fu interamente rasa al suolo. Solo dopo qualche decennio rivide la presenza umana; nel primo secolo dopo Cristo visse uno sviluppo impetuoso, grazie alla costruzione di numerose opere pubbliche e infrastrutture.

Come in molte altre città europee, la lacuna lasciata dal decadimento dei Romani fu colmata dalle comunità cristiane, già presenti nel territorio fin dal quarto secolo. La testimonianza più evidente è la nascita di edifici e santuari dediti al culto di Cristo.
La parentesi visigotica, durata alcuni secoli, diede nuova linfa alla città di Valencia. Nel 711 arrivarono gli Arabi a sgominare la stirpe barbara e a imporre il loro modus vivendi. L’assetto urbanistico fu quasi stravolto. Fu eretto il palazzo del Rusafa, nome esteso successivamente ad un intero quartiere. Con la fine della stirpe degli arabi Omayyadi, Valencia si creò una certa indipendenza dal potere centrale. In seguito, passò sotto il controllo del Conte di Barcellona.

Nel 1085 si registrò un altro importante punto di svolta, poiché la città cadde sotto Alfonso VI. L’aumento di volume urbano crebbe a tal punto che si dovette creare un’altra cerchia muraria. Dopo alterne vicissitudini, in cui il potere passò di nuovo ai Musulmani, dal Nord Africa salirono i Berberi. Nel 1238 la città cadde definitivamente sotto gli Aragona di Giacomo I.

L’arrivo di Giacomo I inglobò la città spagnola all’omonimo Regno. Il segno del mutamento si notò anche con il nuovo colore della bandiera, contraddistinta dal drappo regale. Prima di giungere al cosiddetto Secolo d’oro, Valencia dovette subire gli effetti nefasti della peste della 1348, oltre agli episodi d’intolleranza verso i residenti di stirpe ebrea.

Il già citato Secolo d’Oro coincise con il Quattrocento; il porto fu toccato dai maggiori commercianti marini del tempo; le banche prosperarono in maniera tale da eguagliare le corrispettive italiane e senesi. Come successe in ogni città rinascimentale, l’innalzamento del livello economico coincise con uno sviluppo culturale e artistico senza eguali.

Con la scoperta dell’America, Valencia perse l’egemonia economica e attraversò due secoli di decadimento; ai quali reagì con una seppur minore vivacità per il comparto manifatturiero. I venti rivoluzionari francesi risvegliarono gli animi valenciani, i quali riuscirono per ben due volte a resistere ai tentativi restauratori degli antichi regnanti.
Il resto è storia contemporanea: dalla seconda metà dell’Ottocento si registrò un cospicuo aumento della popolazione, associato a un nuovo e rinnovato sviluppo urbano. La dittatura imposta da Franco limitò il diritto di parlare il ladino e restrinse notevolmente le libertà fondamentali. Solo nel 1978 Valencia ha visto riconoscersi le proprie peculiarità assieme alla restante Comunità valenciana.

Negli ultimi tre decenni, la forte spinta propulsiva del turismo ha indotto le istituzioni a modernizzare la città. La testimonianza più tangibile è rappresentata dalla Città della Scienza, perla dell’architettura contemporanea.

Arcades del Cid, scuola di spangolo per stranieri